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Italia e Canada davanti allo specchio


A scanso di equivoci: il movimento canadese si fonda da sempre sulla qualità, non sulla quantità. Questo non è un modo elegante per giustificare risultati alterni, ma una fotografia concreta di come funziona un sistema sportivo diverso dal nostro.


Il movimento canadese riesce a produrre talenti capaci di lasciare il segno e vincere medaglie Olimpiche DA SEMPRE.

Ricordiamo, tra gli altri, Maggie Mac Neil, Anne Ottenbrite, Taylor Ruck, Penny Oleksiak, Alex Baumann, Victor Davis, Mark Tewksbury, Brent Hayden, Curtis Myden, Ryan Cochrane..


Il nostro movimento, pur con una tradizione ricca e profonda, invece, è riuscito ad esprimere atleti stabilmente ai vertici olimpici e mondiali solo in tempi relativamente recenti. Se vogliamo essere generosi, possiamo far partire questa continuità da Sydney 2000. Ma la vera esplosione dell’Italia del nuoto si è consolidata solo negli ultimi 15–20 anni, con risorse per atleti spesso superiori a quelle date dal sistema canadese.


Il Canada non ha le risorse che abbiamo qui.

Non distribuisce contributi pubblici a cascata dopo una medaglia agli Europei juniores.

Non ha diverse squadre militari che fanno a gara per dare vitalizi ad atleti spesso ancora da formare completamente.

Non ha strutture federali gigantesche né un numero smisurato di tecnici federali.

Non sono tanti, ma quando emergono ce ne accorgiamo.


E oggi? Oggi forse sono in un momento di transizione, come spesso accade in un anno post olimpico tra l'altro.

Ma non sono fermi.


Il futuro non è vuoto, qualche nome c'è..


Dietro agli atleti citati nell'articolo che trovi qui -> https://www.nuotocaffe.com/post/trials-canadesi-2025-summer-mcintosh-e-il-vuoto-attorno , quindi, Oleksiak, Kharun, Liendo, Masse e, accanto a una Summer McIntosh che resta il punto di riferimento assoluto, stanno emergendo profili interessanti.


Finlay Knox, ad esempio, è il campione del mondo in carica nei 200 misti. Non ha brillato in questi Trials, è vero, forse non ne aveva il bisogno vista anche la mancata densità di atleti che spingono da dietro.

Certo, non ha lo stesso talento di Marchand (e chi ce l’ha?) ma è uno che sta lì, nella sfera degli 1:56. Se gli altri a Singapore nuoteranno sui loro migliori, sarà un comprimario, altrimenti sarà pronto a prendere il loro posto, come successo a Doha.


Nei 200 stile libero, la finale B è stata vinta dal classe 2005, Antoine Sauvé, in 1:46.39, un tempo molto competitivo per un giovane emergente.

Nella finale A invece si è imposto Ethan Ekk, classe 2007, in 1:48.53. Vittorioso anche nei 200 dorso, con un tempo che inizia ad essere di riferimento, in una gara che fatica a trovare grandi interpreti dietro al campione Olimpico Kos.


Insomma, il ricambio non è esplosivo, ma nemmeno assente.

Solo non automatico, sicuramente non semplice. Proprio come da noi.


Uno sguardo allo specchio


Qui la riflessione si allarga. Perché anche da noi la situazione è simile.

I nostri alfieri Ceccon, Martinenghi, Razzetti, Pilato sono colonne portanti, leader consolidati, ma di certo non sono più ragazzini pronti ad affermarsi.

Sono atleti competitivi ed esperti.

Dietro? C'è movimento, ma non abbiamo ancora trovato al 100% chi prenderà il loro posto con la stessa solidità.

Se allarghiamo lo sguardo ai nostri veterani invece ( Paltrinieri, Quadarella, Miressi etc. ), il quadro è ancora più chiaro: stiamo vivendo un periodo di transizione generazionale, proprio come il Canada.



Italia e Canada rappresentano modelli diversi, non sono comparabili per sistema, struttura, storia. Magari noi in questo momento abbiamo più densità di atleti bravi, loro hanno la punta di maggior qualità, come spesso accaduto.

Entrambi però dovrebbero riflettere per riorganizzarsi e ripartire, invece di lamentarsi e rifugiarsi nel "buco" generazionale che ha creato il Covid, è passato da un pezzo.


Daniele



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